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Storia delle Egadi

I primi insediamenti umani a Favignana, Levanzo e Marettimo

Le Isole Egadi sono state crocevia di popoli in ogni epoca. I primi insediamenti umani risalgono all’era paleolitica, quando piccole tribù di uomini primitivi attraversarono la sottile striscia di terra che univa Levanzo e Favignana alla Sicilia, a differenza di Marettimo che staccatasi dalla terraferma era già un’isola. Gli uomini primitivi si insediarono lungo le coste vivendo di caccia, di pesca, raccogliendo molluschi e frutti spontaneamente regalati dalla madre terra. Vivevano nelle grotte come quelle delle Uccerie e della Madonna a Favignana, nella zona dei Faraglioni. Ma la presenza più significativa di questi uomini all’interno delle grotte ci è sicuramente data dalla “Grotta del Genovese” a Levanzo. Risalente al Paleolitico – Neolitico, questa grotta-santuario custodisce preziosi graffiti e pitture che ci raccontano, grazie ad una maestria e abiltà artistica non comune, il vissuto di questi nostri predecessori: la loro sfera spirituale, le loro danze propiziatorie per la caccia, le prede catturate e così via.

Intorno al 6.000 a.C, la striscia di terra che collegava Favignana e Levanzo alla terraferma si fece via via sempre più sottile fin quando le due divennero infine isole separate.

 

Favignana - Reperti Archeologici all'ex Stabilimento Florio

Il periodo Fenicio, i Romani e la I Guerra Punica

Con l’avvento dei primi navigatori dall’Oriente, spinti dalle loro attività commerciali, giunsero nelle acque delle isole Egadi i Fenici. Infatti le Egadi erano in una strategica posizione in virtù del fatto che la Sicilia divenne teatro per i loro intensi e redditizi traffici commerciali. I Fenici si insediarono a Favignana nella zona nord-orientale di San Nicola. Del loro insediamento è rimasta traccia nelle grotte usate come abitazione, luogo sacro e tombe.

Contemporaneamente alla presenza dei Fenici nel Mediterraneo, all’orizzonte si profilava Roma che stava mettendo le basi per quello che poi diventerà un impero dai confini immensi. Il tratto di mare a nord di Levanzo fu teatro di scontro decisivo della I guerra Punica (241 a.C) che vide contrapposte le due grandi potenze: quella romana e quella cartaginese. La Battaglia delle Egadi segnò la disfatta della flotta cartaginese e decretò la nascita della prima provincia romana, la Sicilia. Si affermò così la presenza romana nelle Isole Egadi testimoniata dalle seguenti evidenze archeologiche: a Levanzo presso Cala Minnola troviamo i resti di uno stabilimento di lavorazione del pescato. Esso consta di 8 vasche quadrangolari rivestite in coccio pesto. Anche Favignana, in zona San Nicola, luogo scelto già in epoca punica come uno dei primi approdi dell’isola, si sono trovati resti di un impianto per la lavorazione del pescato e la produzione del garum. Si segnala anche il Bagno delle Donne, una sorta di ninfeo che riceveva acqua dal mare mediante un condotto.

A Marettimo possiamo ammirare, nel sito denominato “Case Romane”, un edifico in opus reticulatum a scopo difensivo, presidiato da soldati romani. La presenza romana nelle isole, non impedì agli isolani di continuare a vivere secondo un’organizzazione tipica fenicia. A testimonianza di ciò sono state trovate a Favignana nella Grotta del Pozzo, vicino al cimitero, delle iscrizioni dedicate ad una divinità fenicia.

Il periodo Paleocristiano

Dal II secolo in poi la civiltà paleocristiana si insediò nei luoghi del culto fenicio-punico. Infatti il sito di Cala San Nicola, a Favignana, è ricco di grotte dove vi sono sedimentazioni che risalgono al periodo punico fino a quello paleocristiano. In alcune di esse è ancora possibile scorgere tracce lasciate dai nostri antichi predecessori, come ad esempio loculi, croci incise nella roccia e brevi scritte, ormai quasi illeggibili. Necropoli di epoca tardo antica e bizantina sono state ritrovate lungo il fianco nord orientale del monte di Santa Caterina: la Grotta degli Archi (all’interno della quale vi era un sepolcro detto a tegurium o a baldacchino, andato poi distrutto, che rappresenta un unicum per la Sicilia Occidentale, risalente al IV-V d.C.); la Grotta del Pozzo, un ipogeo di epoca paleocristiana, sul lato nord-est, che presenta numerose raffigurazioni pesciformi e un’iscrizione che potrebbe essere interpretata come un’invocazione a Sant’Erasmo.

I Saraceni e i Normanni

Nella metà del VII secolo si affacciava all’orizzonte del Mediterraneo una nuova religione: l’Islam. Gli Arabi iniziarono a conquistare gran parte del Mediterraneo. Nei secoli successivi le Egadi furono piantonate dalla presenza saracena che, secondo la storiografia locale, portò alla costruzione di torri di avvistamento: una fu eretta a Levanzo sul pizzo “La Torre”; altre furono costruita a Favignana (una sull’attuale colle di Santa Caterina, una sul porto e l’altra in zona la Torretta); a Marettimo fu realizzata una torre di avvistamento sul promontorio di Punta Troia. Questo periodo regalò prosperità alle Isole Egadi soprattutto grazie all’installazione a Favignana di una tonnara e all’estrazione del tufo.

L’XI secolo vide la presenza dei Normanni in Italia e secondo la storiografia locale (dati non confermati da una base archeologica) tale presenza si fece sentire anche nell’arcipelago egadino con la costruzione di fortilizi. A Favignana le torri saracene furono ampliate e trasformate nei due fortilizi di Santa Caterina e San Leonardo, mentre il forte di San Giacomo fu costruito ex novo. A Marettimo la torre di avvistamento venne trasformata dai Normanni nel fortilizio di Punta Troia. Sempre secondo la tradizione i Normanni, oltre a pace e prosperità, introdussero un “ritorno” alla pratica della religione cristiana che si diffuse nell’arcipelago. A Favignana vennero costruite le prime chiese annesse ai forti, anche se testimonianze pregresse della diffusione del rito cristiano si possono scorgere in alcune grotte risalenti al II secolo: la Grotta della Stele caratterizzata dalla presenza, sul pilastro posto di fronte all’ingresso, di una stele scritta in caratteri bizantini o medievali. Sotto l’iscrizione vi è incisa una croce, per cui è più che probabile che ci troviamo davanti ad un’epigrafe funeraria cristiana. Diverse croci ed iscrizioni cristiane sono inoltre state ritrovate presso le Grotte Ficarra II e Ficarra III, sul fianco nord-orientale del monte di Santa Caterina. E’ probabile che esse siano ascrivibili a diverse epoche, dalla prima antichità cristiana al ‘600. A Marettimo, sempre sul sito di Case Romane, è presente una “Chiesetta bizantina” risalente ai primi secoli del cristianesimo. Quasi attaccata all’edificio romano in opus reticolatum, lo stile della chiesetta richiama quello orientale. Ciò spinge a formulare l’ipotesi che sia stata eretta intorno al XI secolo da monaci di rito bizantino.

La dominazione Spagnola

Nel panorama siciliano ai Normanni succedettero Svevi, Angioini e Aragonesi. Sempre secondo la storiografia locale, sotto il regno di Pietro D’Aragona, Palmerio Abate venne ricompensato per la sua fedeltà al nuovo re durante la rivolta dei Vespri Siciliani e nominato Signore di Favignana. Dopo la morte di Palmerio Abate la signoria di Favignana passò ai suoi nipoti, Nicolò e Riccardo Abate. Per volontà di Pietro II d’Aragona, nel 1341, fu concessa, oltre al dominio di Favignana, la facoltà di organizzare nell’isola due tonnare: una fu chiamata di S. Leonardo, l’altra di S. Nicolò.
Nel XV secolo il Regno delle Due Sicilie era in mano agli spagnoli. Un secolo dopo il re di Francia decise di dichiarare guerra alla Spagna per il possesso del Regno delle Due Sicilie e a tal scopo chiese aiuto ai turchi di Solimano il Magnifico. Fu cosi che i corsari turchi arrivarono guidati da Ariadeno Barbarossa, uno dei pirati più famosi di questo periodo, e fecero delle Isole Egadi delle basi dalle quali sferravano attacchi alle navi nemiche. Carlo V affidò al vicerè Ugo Moncada il compito di debellare il pericolo corsaro. L’armata navale fu sorpresa da una tempesta che costrinse Moncada ed il suo equipaggio a rifugiarsi presso Favignana. Tracce di questo passaggio sono ancora visibili in una grotta dell’isola dove sono evidenti i resti di uno stemma di casa Moncada, sempre secondo la storiografia locale.

I Pallavicino e la famiglia Florio

Nel 1640 la corona spagnola si era gravemente indebitata al punto da essere costretta a cedere le Isole Egadi, con il loro mare e le tonnare, al genovese Camillo Pallavicino (a titolo allodiale dalla Regia Corte di Sicilia), che ottenne il consenso per mettere le Egadi a coltura e popolarle. Per rendere ospitali le isole, i Pallavicino effettuarono opere di bonifica del suolo, introdussero a Favignana l’agricoltura, si costruirono le prime case presso la chiesetta di S. Anna, le grotte (precedentemente utilizzate come abitazioni) vennero trasformate in stalle e fienili. A Levanzo vennero realizzati vigneti, mentre Marettimo fu utilizzata prevalentemente per il rifornimento di legname. L’operazione di ripopolamento delle Isole Egadi, condotta dai Pallavicino, fu realizzata soprattutto per poter reperire in loco la forza lavoro necessaria per la pesca del tonno. Sotto i Pallavicino le Isole Egadi godettero un periodo di prosperità e crescita. Si deve a quest’ultimi, sotto la spinta della Corona, la costruzione nel 1764 della chiesa Madrice a Favignana. Nel 1874 le Isole Egadi e la Tonnara furono vendute a Ignazio Florio, anche se già nel 1841 Vincenzo Florio aveva preso in gabella le tonnare di Favignana e Formica dai Pallavicino. La famiglia Florio rappresentò il periodo più florido per l’arcipelago egadino, soprattutto grazie alla Tonnara e alle attività economiche ad essa relative, trasformando Favignana nella “Regina delle tonnare”. Oltre al grandissimo impulso dato all’economia isolana, i Florio cambiarono l’aspetto di Favignana sistemando l’intero arco portuale con una serie di manufatti la cui progettazione fu affidata all’architetto Damiani Almeyda: il Palazzo Florio, la Camparia, lo Stabilimento Florio e la chiesetta di S. Antonio.

Il XIX Secolo nelle Egadi

Ferdinando di Borbone era re delle Due Sicilie quando alla fine del secolo XIX nascevano in Italia i primi focolai di iniziative nate sotto la spinta della libertà che avrebbero condotto al Risorgimento.
La reazione dei Borboni non tardò ad arrivare. Sotto la spinta della repressione I forti di S. Caterina e S. Giacomo a Favignana, e il castello di Punta Troia a Marettimo, furono trasformati in carceri per i dissidenti politici. A testimonianza di ciò in una segreta del forte di S. Caterina fu trovato scritto col carbone: “Qui fu sepolto vivo lo sventurato ergastolano politico Giovanni Nicotera”. Nel castello di Punta Troia, nella fossa ricavata da una cisterna fu rinchiuso Guglielmo Pepe che descrisse le sua prigionia nelle “Memorie”.

Con lo sbarco di Garibaldi a Marsala, nelle Isole Egadi arrivarono pace e libertà. La notte del 10 maggio 1860, arrivarono alle Egadi i due vapori “Piemonte” e “Lombardo”, che trasportavano i Mille di Garbaldi, con l’obiettivo di realizzare l’impresa di liberare il Regno delle Due Sicilie dal dominio borbonico per unificare l’Italia. Con loro c’era un Favignanese, Sebastiano Galigarsia, che morì pochi giorni dopo combattendo nella battaglia di Calatafimi. Galigarsia non fu l’unico favignanese a far parte dei Mille, infatti i documenti ne menzionano almeno altri dodici che lo raggiunsero e almeno quattordici quelli che lasciarono l’esercito borbonico per far parte del nuovo Esercito Nazionale.