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Il Castello di Santa Caterina

Storia del Castello di Santa Caterina a Favignana

Secondo l’interpretazione divulgata dalla storiografia locale si vorrebbe che il castello o forte di Santa Caterina sorga nel luogo dove preesisteva una torre di avvistamento, costruita dai Saraceni durante la loro dominazione (a. 810), contemporaneamente a quella eretta nel sito in cui fu costruito il castello di S. Leonardo (dove è collocato l’attuale Palazzo Florio), ed ad un’altra, della quale non resta quasi traccia, denominata la Torretta. Queste torri avrebbero dovuto costituire il sistema difensivo saraceno, e da esse potrebbe avere avuto origine lo stemma del comune di Favignana, cioè tre torri sulle quali poggia un uccello rapace, dove le tre torri rappresentano la difesa dagli attacchi dei nemici, simboleggiati dall’uccello rapace.
Secondo la storiografia locale, Ruggero I d’Altavilla trasformò le prime due torri nelle fortezze di Santa Caterina e San Leonardo, non apportando cambiamenti alla terza torre, ma facendo costruire il forte di S. Giacomo (1074-1101). Purtroppo attualmente è solo intuibile la traccia archeologica dell’impronta saracena o normanna nelle fortezze.

Successivamente il castello di S. Caterina fu dato in concessione a Palmerio Abate, che i regnanti svevi avevano nominato governatore del castello di Favignana. Dopo gli Svevi, sulla scena siciliana si imposero gli Angioini, che con le loro pressioni fiscali indussero ben presto i Siciliani alla rivolta. Secondo la leggenda uno dei cospiratori contro gli Angioni fu proprio Palmerio Abate e, quando scoppiò la rivolta in tutta la Sicilia (31 marzo 1282), la popolazione di Favignana, sotto la guida dell’Abate, sterminò il presidio francese. E’ quindi probabile che già dall’età angioina il castello costituisse una sorta di possedimento ereditario della famiglia trapanese degli Abate. Infatti, scacciati gli Angioini, il re Pietro d’Aragona nominò signori di Favignana l Palmerio Abate e i suoi eredi.

Sotto la dominazione aragonese, il signore di Favignana Andrea Riccio fece ricostruire, sul finire del 1400, i due castelli di S. Caterina e di S. Giacomo, pressappoco nella forma attuale, e munì di fortificazioni l’isola.

Il castello di S. Caterina fu eretto in pietra calcarea locale a forma rettangolare con sporgenze simmetriche ai quattro angoli. Il piano terra era infossato nella roccia e fu qui che, a partire dal XVII secolo, languirono i prigionieri politici. Il primo piano era costituito da locali probabilmente di alloggio per la guarnigione e sovrastato dalla terrazza di avvistamento. Un piccolo fossato correva lungo la facciata e l’ingresso era possibile attraverso un ponte levatoio. La luce all’interno del castello penetrava attraverso un gran numero di finestre ogivali, feritoie, spiragli e buche.

Sull’estremità dello stipite destro della porta d’ingresso del castello era collocato uno stemma che certamente si riferiva alla casata aragonese; sotto lo stemma vi era un’iscrizione in spagnolo, che certificava che il castello venne rifortificato nel 1616. Un’ altra iscrizione si trova nel muro rientrante dell’angolo sinistro, di fronte alla scala, che immette nel corridoio pensile d’ingresso al castello. Non è di facile interpretazione a causa dell’usura, ma si può intravedere il nome della città di Catania e la data 1655, che rappresenta una notizia rilevante poiché indica che in quel anno il castello fu rimesso in efficienza.

Nel piano superiore del castello vi erano una serie di stanze a volta basse e ormai in macerie che dovevano appartenere agli ufficiali e ai soldati. Vi era anche una cappella intitolata a S. Caterina dove il prete officiava la messa per i detenuti.

Si può quindi presumere che il nome di S. Caterina derivi dalla chiesetta o cappella di cui i Normanni munirono il castello omonimo.

Durante gli anni del dominio borbonico (1734-1848) sulle Due Sicilie, non mancarono cospirazioni contro la dinastia dei regnanti considerati tiranni. I Borboni attuarono una politica di repressione estrema contro i cospiratori. Circa 32000 persone patirono il carcere e molte di queste furono condannate alla detenzione nel forte di S. Caterina. Il forte venne in parte demolito e devastato nel 1860 dai rivoltosi, che portarono via dal castello perfino le inferriate, e devastarono anche la cappella.

Castello di Santa Caterina - Favignana

Il Castello di Santa Caterina Oggi

Oggi è solo intuibile la traccia archeologica dell’impronta saracena o normanna nel castello e nelle fortezze-castello delle Egadi. Il ponte levatoio del castello di S. Caterina oggi è sostituito da un corridoio. Lo stemma riferibile alla casata aragonese è ancora in sito, ma ormai quasi illeggibile; sotto lo stemma era posta una piccola lapide con un’iscrizione in spagnolo non più presente. Fortunatamente un’altra iscrizione, già citata, corrosa dal tempo e sita nel muro rientrante dell’angolo sinistro, di fronte alla scala che immette nel corridoio pensile d’ingresso al castello, è ancora al suo posto e con essa il tempo è stato più clemente.

Attualmente gli ambienti delle segrete sono stati occlusi e, di conseguenza, anche i messaggi dei detenuti non sono più visibili. Dopo la Seconda Guerra mondiale, il castello di S. Caterina fu requisito dalla marina militare e, sul finire degli anni ’50, fu affidato ad un custode assunto dalla stessa marina militare. Oggi il castello di S. Caterina presenta in maniera molto evidente i segni del tempo e soprattutto dell’abbandono in cui si trova ormai da parecchi anni. Ma la vista che si può ammirare dalla parte superiore del castello è meravigliosa. Si può arrivare al castello grazie alla strada che percorre gran parte del colle di S: Caterina con vari mezzi (auto, scooter,biciclette e a piedi); la strada percorribile arriva a circa metà strada, dopo di che si giunge al castello a piedi percorrendo un sentiero a gradoni.

Favignana - Veduta dal Castello di Santa Caterina