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La Mattanza

La Mattanza a Favignana: un rito millenario

Per un turista in visita alle Egadi, la mattanza potrebbe essere considerata come una pratica di pesca barbara o un mero evento folcloristico svuotato ormai di significato. In realtà dietro a questa pratica, oggi ormai quasi estinta, si nascondevano dei forti contenuti storici, sociali e culturali non solo economici. La tonnara rappresenta infatti la primitiva lotta dell’uomo per la sopravvivenza che non ha nulla di spettacolare o folcloristico, ma è il duro lavoro di uomini che a ritmo di canti, le cosiddette cialome, si muovono all’unisono con la sola forza delle proprie braccia per vincere la lotta col tonno. Non c’è tuttavia senso di prevaricazione su questo animale bensì grande rispetto, in un momento che non è solo pesca ma attimo rituale, quasi liturgico, accompagnato da preghiere e ringraziamenti ai Santi. Come già accennato in precedenza, la pesca del tonno ha un passato lontanissimo e affonda le proprie radici nella preistoria, come testimoniano le splendide pitture della Grotta del Genovese a Levanzo. Esse raffigurano una sagoma di un grosso tonno, indice di quanto questo animale fosse importante nella vita degli uomini che vivevano in queste isole.

Favignana - La Mattanza

La Tonnara

Quella del tonno è una pesca stagionale, molto intricata e laboriosa, che si svolge nell’arco di pochi mesi, dall’inizio della primavera ai primi di giugno, ma consta di lunghi preparativi e lavori che tengono impegnati i tonnaroti già molti mesi prima di calare in acqua la struttura-tonnara. Quest’ultima è una enorme “trappola”, fatta di reti che occupano un’area di 350.000 mq, che vengono poste a circa 30-40 metri di profondità, tra Favignana e Levanzo, per intercettare e catturare i tonni che vengono “spinti” in essa. Ad inizio Maggio i tonni arrivano dallo stretto di Gibilterra spinti dalla necessità riproduttiva. Si dirigono verso la Liguria, scendono lungo il Tirreno fino a raggiungere le coste siciliane dove incontrano le condizioni ottimali per riprodursi. Arrivando nelle acque delle Egadi incontrano le varie camere che costituiscono il corpo della tonnara, dove restano intrappolati. La mattanza è solo la parte terminale di questa complessa “macchina” da pesca.

Il termine “mattanza” deriva dal latino mactare, uccidere. Essa ha inizio appena i tonni arrivano alla “camera della morte”, l’unica rete chiusa sul fondo di un “coppo”. Una volta giunti qui, le barche dei pescatori si dispongono in cerchio. Al cenno del rais, personaggio a metà strada fra uno sciamano e una figura mitologica, inizia la mattanza: i tonnaroti, al ritmo delle cialome e con la sola forza delle braccia, cominciano a sollevare il coppo, costringendo i tonni ad affiorare in superficie. Qui iniziano a dibattersi violentemente l’uno contro l’altro mentre vengono arpionati e tirati sulle barche, tingendo il mare di rosso. L’ultima mattanza di Favignana si è svolta nel 2005.