Itinerari Archeologici delle Egadi
Archeologia nell’isola di Levanzo
Le prime tracce della presenza umana nelle Isole Egadi risalgono alla Preistoria (Paleolitico – Neolitico), come dimostrano le splendide pitture ed incisioni della Grotta del Genovese a Levanzo, che costituiscono uno dei complessi di figure parietali più importanti al mondo e certamente il più importante del nostro paese. Altro sito molto interessante a Levanzo si trova presso Cala Minnola. Si tratta dei resti di uno stabilimento di lavorazione del pescato di epoca repubblicana e imperiale romana (III-I a.C./I –II d.C.). Esso consta di 8 vasche quadrangolari rivestite in coccio pesto.
Archeologia nell’isola di Favignana
La zona archeologia per antonomasia di Favignana è sicuramente Cala San Nicola, scelto già in epoca punica come uno dei primi approdi dell’isola. Qui si è trovato resti di un impianto per la lavorazione del pescato e la produzione del garum. Si segnalano anche il Bagno delle Donne, una sorta di ninfeo di epoca romana. Il sito di Cala San Nicola è ricco anche di grotte dove vi sono sedimentazioni che risalgono dal periodo punico fino a quello paleocristiano. In alcune di esse è ancora possibile scorgere tracce lasciate dai nostri antichi predecessori, come ad esempio loculi, croci incise nella roccia e brevi scritte, ormai quasi illeggibili. Necropoli di epoca tardo antica e bizantina sono state ritrovate lungo il fianco nord orientale del monte di Santa Caterina: la Grotta degli Archi (all’interno della quale vi era un sepolcro detto a tegurium o a baldacchino, andato poi distrutto, che rappresenta un unicum per la Sicilia Occidentale, risalente al IV-V d.C.); la Grotta della Stele caratterizzata dalla presenza, sul pilastro posto di fronte all’ingresso, di una stele scritta in caratteri bizantini o medievali. Sotto l’iscrizione vi è incisa una croce, per cui è più che probabile che ci troviamo davanti ad un epigrafe funeraria cristiana. Interessante è anche la Grotta del Pozzo, un ipogeo di epoca paleocristiana, sul lato nord-est, che presenta numerose raffigurazioni pesciformi e un’isrizione che potrebbe essere interpretata come un’invocazione a Sant’ Erasmo. Diverse croci ed iscrizioni cristiane sono inoltre state ritrovate presso le Grotte Ficarra II e Ficarra III, sul fianco nord-orientale del monte di Santa Caterina. E’ probabile che esse siano ascrivibili a diverse epoche, dalla prima antichità cristiana al ‘600. Una visita a Favignana non potrebbe essere completa, sul piano storico, senza una visita all’Antiquarium sito presso l’ex Stabilimento Florio. In esso si può ammirare una variegata collezione numismatica. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di monete bronzee di piccolo taglio diverse delle quali ascrivibili ad epoca costantiniana o post-costantiniana come un follis di Treviri; si segnalano inoltre due radianti bizantini. Infine è bene ricordare la documentazione numismatica di fine IV inizi V d.C. Sempre all’interno dell’Antiquarium di Favignana si può ammirare la Fiasca da pellegrino, una fiasca in peltro con tappo contenente vino, rinvenuta nei pressi del Bue marino a Favignana. L’interesse della bottiglia sta nel suo contenuto, mantenutosi intatto per circa 6 secoli. Dalle analisi effettuate si evince che si tratta di liquido alcolico, quasi certamente il più antico finora mai rinvenuto. Una visita a Favignana non può non concludersi con la visita delle sue stupende chiese, la visita al castello di Santa Caterina risalente, secondo la storiografia al periodo normanno sull’omonimo monte; infine la visita allo stabilimento Florio (cuore pulsante della lavorazione e conservazione del famoso tono sott’olio dei Florio) e al Palazzo Florio (residenza estiva dei Florio), un vero gioiello dell’architetto Damiani Almeyda risalente al 1878.
Archeologia nell’isola di Marettimo
Il quadro dell’arcipelago delle Egadi non sarebbe completo se non parlassimo anche del patrimonio archeologico di Marettimo. Grande interesse ricopre il pianoro chiamato Case Romane. Sul sito sono presento i resti di una struttura a pianta quadrangolare, realizzata in opus quasi reticulatum e caratterizzata dalla presenza di ampie arcate interne di sostegno. Tali resti sono ritenuti di epoca tardo repubblicana o comunque romana. Alcuni studiosi ipotizzano che l’edificio in questione sia stato convertito in convento dal IV-V d.C., dovuto a monaci africani qui rifugiati durante le persecuzioni vandale. Sempre sul sito di Case Romane è presente una chiesetta risalente all’ XI sec. E’ possibile che i fondatori dell’edificio fossero di rito greco. Infine è da ricordare ed invitare a visitare il castello di Punta Troia, sito sull’omonimo promontorio, che la storiografia fa risalire la costruzione al dominio normanno sulle Isole Egadi.